Il Molo

Il molo sospeso nel nulla

Un molo sospeso nel nulla, il legno scricchiola sotto i piedi, un suono leggero, quasi impercettibile, soffocato dalla nebbia che avvolge tutto. Il molo si allunga davanti agli occhi come una strada sospesa nel vuoto, senza un vero inizio né una fine visibile. Solo una linea di assi consumate, una traccia che sembra guidare verso un punto indefinito, un orizzonte che non c’è.

L’acqua ai lati è immobile, quasi irreale, come se il lago stesso avesse trattenuto il respiro, in attesa di qualcosa. Nessun riflesso, nessuna increspatura. Solo una superficie muta che si fonde con l’aria densa, creando un tutt’uno indistinguibile. È uno di quei momenti in cui il tempo sembra fermarsi, in cui la natura si fa scenografia perfetta per una storia che ancora deve essere raccontata.

E poi, in fondo al molo, due figure. Minuscole rispetto all’immensità che le circonda, sembrano fluttuare nel bianco ovattato della foschia. Sono vicine, ma non si capisce se siano immobili o in movimento. Stanno per salutarsi o per ritrovarsi? Stanno partendo o restando?

C’è qualcosa di profondamente cinematografico in questa scena. Il bianco e nero la trasforma in un frammento di pellicola d’autore, uno di quei frame che restano impressi nella memoria per la loro potenza visiva. Il contrasto tra il nero deciso del legno e la morbidezza impalpabile della nebbia rende tutto ancora più enigmatico. È un’immagine che non offre risposte, ma solo suggestioni.

Forse quelle due persone si sono date appuntamento qui, lontano dal resto del mondo, per parlare senza bisogno di parole. Forse è un addio, uno di quelli silenziosi ma pesanti, quelli che non hanno bisogno di scenate per lasciare un segno. Oppure è un nuovo inizio, un momento sospeso tra il passato e il futuro, dove tutto è ancora possibile.

Senza tempo ne luogo

 C’è qualcosa di universale in questa immagine. Potrebbe essere un angolo di qualsiasi lago, in qualsiasi parte del mondo. Eppure, ha una personalità fortissima, un’identità ben definita. È una di quelle fotografie che parlano senza bisogno di spiegazioni, che evocano emozioni diverse a seconda di chi le osserva.

Forse, alla fine, è proprio questo il senso di tutto: lasciare spazio all’interpretazione, permettere a chi guarda di creare la propria storia, di riempire i vuoti con la propria immaginazione. Perché non importa dove porti davvero quel molo, né chi siano quelle due figure in fondo. Ciò che conta è la sensazione che trasmette, quella sottile malinconia mescolata a un senso di possibilità infinita.

E chissà, magari proprio in questo momento, mentre l’immagine viene osservata, quelle due figure stanno decidendo cosa fare. Se restare ancora un po’ o sparire nella nebbia, lasciando dietro di sé solo il suono lieve dei passi sul legno umido.

Ian Stuart

Tristudio

@2025 - All Right Reserved.

Related posts

Oltre la nebbia

Sopra il silenzio

L’arte del Lasciare Andare